Da quindici anni non c'è alcuna prova che attesti l'esistenza dell'effetto serra

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Dott. Manhattan
icon5  view post Posted on 23/2/2010, 12:31





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Mentre l’imminente terza eccezionale nevicata dell’anno si prepara a raffreddare ulteriormente il sempre più tiepido interesse degli inglesi per il surriscaldamento del pianeta, gli ecoscettici assestano un nuovo colpo alla credibilità degli avversari. Phil Jones, l’ex direttore della Climatic Research Unit dell’università East Anglia, dimessosi a dicembre per lo scandalo delle email che mostravano come i ricercatori avessero falsificato alcuni dati, ammette ora che negli ultimi 15 anni non c'è stato alcun aumento «statisticamente rilevante» della temperatura. Vale a dire che tutti gli allarmi ambientalisti lanciati dal 1995 a oggi sarebbero, nella migliore delle ipotesi, esagerazioni. E pazienza, se la settimana scorsa l’«Independent» aveva svelato l’esistenza d’una trama finanziata dal colosso petrolifero ExxonMobil per persuadere l'opinione pubblica che tanto rumore celasse il nulla: lunghi dal cooperare, gli scienziati sembrano ormai assorbiti dallo screditarsi a vicenda. Peccato che in ballo ci sia il futuro della Terra.

Le frenate

A suonare la riscossa contro gli apocalittici è il «Daily Express», votato a martellare sul tasto dolente. Un mese fa era finito sotto accusa l'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), il forum scientifico dell’Onu, costretto ad ammettere d'aver ingigantito la previsione sullo scioglimento dei ghiacciai dell'Himalaya entro il 2035 basandosi su un impreciso articolo del 1999. Era poi stato pubblicato un dossier della European Foundation con le 100 ragioni per affermare che il surriscaldamento del pianeta non dipende dall'uomo, a cominciare dagli effetti collaterali della CO2, principale responsabile dell'effetto serra, ma anche, pare, stimolatrice di raccolti. Infine, la sorprendente inversione a U di Jones che, oltre alle polemiche, alimenta la spinta all'inversione di tendenza: se a Natale l’83% dei consumatori britannici credeva di dover contribuire in qualche modo al raffreddamento della Terra, oggi uno su quattro ha cambiato idea.

Non c'è solo la demitizzazione delle stazioni meterologiche, troppo sensibili ai fattori locali per essere davvero attendibili nella rilevazione dei picchi della temperatura su scala globale, come sostiene ora l'ex ricercatore della East Anglia. Sfogliando all'indietro il calendario, insiste Jones sul «Daily Express», si arriva al periodo tra l'800 e il 1300, quando la temperatura era notevole, forse più alta di oggi: «Si discute del Medieval Warm Period per capire quanto fosse esteso il surriscaldamento. Di certo riguardava alcune zone del Nord America, l'Europa, parti dell'Asia. Per definirlo globale e paragonarlo alla situazione presente ci mancano dati relativi alle regioni tropicali e l'emisfero Sud, ma, se si dimostrasse che esisteva anche lì, l'innalzamento della temperatura del tardo XX secolo non sarebbe senza precedenti». Tutto naturale, insomma. Compreso lo scioglimento della Groenlandia, prossima a tornare verde come all'epoca del vichingo Eric il Rosso.

Lo scontro

«È difficile districarsi tra le cifre reali e la disinformazione», spiega James Baldini, ricercatore in scienze della Terra della Durham University. Ma certi punti sono fermi: «Ammesso che dopo il 1995 la temperatura non sia aumentata in modo “statistica- mente rilevante”, il problema è solo comparativo, perché il '98 è stato un anno di caldo record che ha ridimensionato quelli successivi». Questione di lana caprina, comunque: «Se pure non ci fossero stati picchi negli ultimi 15 anni, questo non significa che il trend del surriscaldamento si sia invertito, anche perché i fattori che contribuiscono al cambiamento climatico sono molti, le macchie solari per esempio hanno un ruolo di primo piano». I ripensamenti di Jones non dimostrano altro che il metodo scientifico proceda per dubbi: «Lo scandalo delle email ha rivelato migliaia di pagine di analisi serie accanto ai 4 o 5 commenti sospetti e alla fine si rivelerà un boomerang per i negazionisti». Eppure per ora gli ambientalisti tradizionali sono in difesa. Le conclusioni di Ross McKitrick, economista dell'università canadese di Guelph chiamato a rivedere il rapporto dell’Ipcc, galvanizzano l’offensiva ecoscettica: «C’è rilevanza statistica per concludere che i dati dell’Ipcc sono contaminati da effetti superficiali dovuti all'industrializzazione, a cui va aggiunto anche un certo pregiudizio climatico». Purché nella nuova guerra fredda non si finisca per bruciare tempo prezioso.




Fonte:
SPOILER (click to view)
Autrice: Francesca Paci / Fonte: lastampa.it su www.ecplanet.com
 
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stromboli
view post Posted on 22/5/2010, 17:00




Ciao, se non si cambia si muore perche' le macchine sopravivranno al cataclisma climatico,,,gli uomino no...il passaggio alla III rivoluzione industriale e' fortemente in pericolo perche' dobbiamo lottare contro le tenebre.' :alienff: :alienff:

Edited by Dott. Manhattan - 22/5/2010, 18:04
 
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1 replies since 23/2/2010, 12:31   63 views
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